Castelli e Fortezze della Val di Vara |
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Lo staff del sito di Buto ha
iniziato un emozionante viaggio
attorno ai resti delle
costruzioni militari che nel
corso del Medioevo costellavano
i rilievi della nostra valle. In
alcuni casi neppure poche tracce
sono rimaste a testimoniare
l’esistenza delle
fortificazioni, sostituite dalle
chiese o ormai completamente
scomparse.
Ricoperti dai rovi ed immersi
nella rigogliosa vegetazione,
ridotti ormai a pochi ammassi di
pietra (con il loro abbandono i
castelli, le torri ed i fortini
divennero oggetto di graduale
demolizione e le loro pietre
hanno formato nuove costruzioni,
chiese, campanili e case),
abbiamo cercato di catturare le
immagini dei luoghi fortificati
presenti in Val di Vara, per far
rivivere il fascino e la
suggestione di un periodo di
storia oscuro sì, ma che ha
formato la struttura di base
della moderna organizzazione
amministrativa.
Salire sulle rovine di un
bastione ed ammirare gli
splendidi panorami che si
mostrano sotto di noi, è stato
sufficiente per farci calare
nelle vesti dell’armigero che
seicento anni fa vigilava sulle
stessi valli, in attesa degli
ordini del castellano.
Cominciamo a raccontare la
storia delle opere di difesa
militare dell’Alta Val di Vara,
che è la storia degli uomini che
hanno vissuto in questi luoghi e
poi proseguiremo ad approfondire
le singole costruzioni militari,
attraverso le immagini, le
notizie storiche e quelle un po’
fantastiche, lasciate dalle
numerose storie e leggende che
si sono tramandate sino a noi,
anche per merito dell’abate
Cesena, l’autore della "Relatione
dell’origine et successi della
terra di Varese descritta l’anno
1558".
L’insediamento umano nell’Alta
Val di Vara risale a tempi
antichissimi. Tracce della
presenza dell’uomo primitivo si
trovano nella Val Lagorara, in
comune di Maissana, la cui cava
di diaspro venne utilizzata sino
al 3.000 a.C., (periodo durante
il quale erano sfruttate le
vicine cave di rame di Libiola).
Nell’età del ferro insediamenti
stabili di popolazioni si
verificarono nella zona per
coltivare la terra, mentre si
sviluppò l’allevamento del
bestiame e si iniziarono a
condurre le greggi a pascolare
in estate nelle zone di maggiore
quota ed a creare prati con
l’uso ponderato del fuoco per
disboscare le intricate foreste.
Naturalmente, con la presenza
dell’uomo, sorse la necessità di
organizzare i primi sistemi di
difesa che si estrinsecarono
nella costruzione dei
"castellari", difese in pietra,
poste sulla cima dei monti. Gli
antichi popoli liguri-celti che
abitavano nel territorio, i
Veleiates ed i Friniates, si
scontrarono con la civiltà
romana che, pur attraverso
difficoltà notevoli, riuscì a
infine conquistare la zona. Per
5-600 anni l’intera Val di Vara
godette di un periodo di
relativa tranquillità che cessò
con la caduta dell’impero
romano. L’invasione dei Goti
interessò l’alta valle (prova ne
sia il nome della vetta
principale, il monte Gottero,
che fa evidente riferimento a
quel popolo barbarico). Ma
furono i Bizantini che, nel
tentativo di conservare l’antica
struttura imperiale,
fortificarono i rilievi a
protezione della zona marittima,
nella quale disponevano dei
porti, sotto la spinta dei
Longobardi.
Questi barbari riuscirono a
travolgere le difese imperiali
(643 d.C.) e continuarono a
curare il controllo delle vie di
comunicazione della valle.
Successivamente (774), ai
Longobardi subentrarono i
Franchi e con essi si attuò una
suddivisione amministrativa dei
territori modellata sulle
diocesi ecclesiastiche. L’alta
Val di Vara era sotto la
giurisdizione della diocesi di
Genova che confinava con quella
di Luni lungo lo spartiacque che
dal Gottero giungeva al mare,
mentre la sponda sinistra del
Vara apparteneva all’abbazia di
Brugnato, soggetta solo al papa,
divenuta anch’essa diocesi nel
1133.
In questo periodo i Saraceni
infestavano la costa e si può
ragionevolmente pensare ad uno
spostamento della popolazione
dal mare all’entroterra, al
sicuro sui monti.
Sotto il regno di Berengario il
(975) la Val di Vara venne a far
parte della Marca Obertenga.
Anche l’Alta Valle era entrata
nel mondo feudale e fu contesa
dalle varie famiglie nobili e
dal conte vescovo di Luni, sino
ad essere gradatamente inglobata
nella Serenissima Repubblica di
Genova (con la caduta dei
Fieschi, anche Varese Ligure si
sottomise a Genova, nel 1547).
In quel periodo sorsero numerosi
i castelli a difendere i confini
dei vari potentati. Si trattava,
per lo più, di piccoli fortilizi
in pietra, posti sulle sommità
dei rilievi, in posizioni
dominanti e strategiche, spesso
in vista tra loro per consentire
segnalazioni visive. Erano
abitati da pochi soldati, al
massimo una decina, in quanto di
dimensioni contenute (a volte
erano formati da una sola torre)
e destinati, come unico scopo,
alla sorveglianza delle valli
sottostanti. Un’eccezione è
costituita dal castello di
Varese Ligure che sarà sede
prima del castellano dei Fieschi
e poi del Podestà nominato da
Genova, oltre che ospitare nelle
sue stanze più basse ed oscure i
carcerati.
Ad esempio, da Caranza, fino a
Suvero, i Malaspina avevano
istituito punti di difesa del
loro feudo, seguendo lo stesso
progetto dei bizantini, a
confermare l’importanza
strategica della zona.
Nell’alta Val di Vara il sistema
delle fortificazioni
preesistenti venne conservato ed
ampliato dai Fieschi, che
crearono una specie di cinta che
delimitava e proteggeva il
territorio di Varese Ligure dai
signorotti confinanti (i Pinelli,
i Landi di Piacenza, i Malaspina).
Verso sud il sistema difensivo
era formato dalle costruzioni
militari di Buto, Costola e
Salino e da queste iniziamo il
nostro percorso.
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CASTELLO DI BUTO |
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Non esistono più tracce del
fortino di Buto, se non nel nome
dato al rilievo ove era situato:
"Castello" Questa località si
trova in direzione nord ovest,
sotto il monte Coppa, ad
un’altezza di circa
settecentocinquanta metri, su di
uno sperone roccioso, in vista
del dirimpettaio castello di
Salino.
Venne demolito in epoca remota,
certamente prima del seicento e
sia la Chiesa parrocchiale
consacrata a San Pietro, sia il
campanile furono costruiti anche
utilizzando pietre prelevate da
tale costruzione militare
(vedi foto sottostanti)
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Si tramanda il ricordo di grosse
pietre del castello di Buto che
sarebbero state trasportate a
Groppo ed utilizzate in quel
paese per costruzioni di vario
genere.
Si narra che, sotto il castello
di Buto, sia sotterrata una
"campana d’oro" che suonerebbe
ogni cento anni. Un butese dei
nostri tempi, un pomeriggio, si
era addormentato nella zona del
castello. All’improvviso si
svegliò sentendo un suono, come
di campana. Scappò
spaventatissimo e non volle più
tornare in quel luogo.
Nel V, VI secolo Buto
costituiva, probabilmente, un
presidio dei bizantini creato
per contenere l’avanzata dei
Longobardi, che avevano
conquistato le alte valli del
Taro e della Gotra.
Si può ipotizzare che un nucleo
di persone, per motivi militari,
si sia stabilito, sin da allora,
nella località, in precedenza
frequentata solo per ragioni di
pastorizia.
Le carte della Liguria bizantina
fanno, infatti, passare il
confine sulla direttrice Varese
Ligure – Cento Croci.
Durante il periodo di
dominazione dei Malaspina, il
controllo su Buto e sulle sue
frazioni antiche (Consigliato,
Lisorno e Focetta) era divenuto
necessario per l’esistenza della
strada che collegava la costa
ligure al parmense ed alla
Lombardia, passando per il
paese. Dopo la conquista
longobarda era infatti
cominciato a fiorire il
commercio tra la riviera e la
pianura padana, poi proseguito
durante tutto il Medioevo. In
quei tempi, i viaggiatori ed i
viandanti privilegiavano i
percorsi in crinale, più sicuri
rispetto a quelli posti nel
fondovalle.
L’abate Antonio Cesena di
Varese, parlando dei tempi
antichi, cita, infatti, nella
sua "Cronaca" del 1558, proprio
Buto, che si trovava
sull’antichissima strada per il
Monte di Lamba (l’attuale Cento
Croci), prima che questa fosse
deviata nel fondovalle
determinando lo sviluppo di
Varese e la nascita del borgo di
San Pietro Vara.
Antecedentemente la costruzione
della strada San Pietro - Varese
- Cento Croci esistevano,
infatti, due altri percorsi, il
primo da Castelnuovo di Salino
(dove era situato un castello
con chiesa, ora distrutto, a
levante di Salino, su un monte a
destra del Vara) per San Pietro,
Teviggio, Porciorasco, Caranza e
Cento Croci; il secondo, ancora
più antico del precedente,
proveniva da Sestri Levante e,
attraverso Velva, Castello di
Carro e Cavalanova, saliva per
Consigliato e, giunto alla
Focetta, deviava a sinistra per
Caranza, Albareto, Gotra,
Borgotaro e a destra per lo
Zerasco. Su quest’antica strada
i mercanti portavano sale, olio
e vino verso la pianura padana e
tornavano con carichi di grano.
Diventava fondamentale il
controllo militare
dell’importante via di
comunicazione e, pertanto, fu
costruito a Buto un fortino, una
piccola costruzione militare,
quale parte di un sistema
organizzato di controllo del
territorio. Le fortificazioni di
Caranza, Groppo e Buto
dominavano, infatti, le vie che,
anticamente, attraverso Cento
Croci, giungevano nell’oltrepò
Pavese e nel Tortonese, dove i
signori della Lunigiana avevano
altri possedimenti.
Successivamente il castello di
Buto farà parte di un sistema di
difesa dei Fieschi, assieme alle
fortificazioni di Costola e di
Salino.
Un’altra costruzione militare si
trovava a Buto, in località
Focetta dove, ancora nel
settecento, era posta la dogana
della Repubblica di Genova a
sorvegliare il commercio che
transitava per quella via e
proprio alla Focetta é possibile
trovare forse la costruzione più
antica del paese, unita alla
chiesetta ed all’antico
cimitero, certamente utilizzata
anche per difesa poiché si
ricorda l’esistenza di due
feritorie, essendo situata in
località apprezzabile dal punto
di vista strategico, nascosta e
difendibile.
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CASTELLO DI COSTOLA |
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Ove un tempo esisteva un
fortilizio, che dall’altezza di
cinquecento metri dominava gran
parte del corso del Vara e del
suo affluente Stora, dal XVIII
secolo sorge la bella chiesa
parrocchiale di Costola,
dedicata a San Vincenzo Martire.
L’antica costruzione militare
faceva parte della cinta
difensiva che comprendeva anche
Buto e Salino. Il castello di
Costola era in vista a quello
del Salino e a quello di Monte
Tanano; Salino con Buto,
Costola era particolarmente
legata in quanto i due paesi
ebbero in comune la parrocchia
sino al 1657.
Tracce del vecchio castello si
notano nel portale della chiesa
ove figurano delle pietre in
arenaria recuperate dal portale
del castello, con incisioni
rappresentanti lame di spade.
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CASTELLO DI SALINO |
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Come il castello di
Costola, anche
quello di Salino,
che con esso e con
quello di Buto
costituiva un valido
sistema difensivo, è
ora scomparso e su
di esso sorge la
chiesa parrocchiale,
consacrata a S.
Andrea Apostolo. Il
castello appartenne
ai signori di Salino
che nel 1145
giurarono fedeltà a
Genova e
successivamente ai
Fieschi che con esso
dominavano la valle
del torrente Torza e
quella del fiume
Vara sopra la
località "Macchia". |
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IL CASTELLO DI CASTRONOVO |
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Castronovo o Castelnuovo è una
cima posta ad est del paese di
Salino, sul monte "Massuin",
dove venne edificata una torre
con una stanza interna quadrata
col lato di circa quattro metri,
che appartenne ai nobili da
Passano, signori di Levanto i
quali lo cedettero a Genova nel
1145, ottenendo l’esenzione
dalle imposte. Ora restano solo
poche tracce di questa
costruzione
(vedi foto sottostanti)
che venne abbandonata nel 1397,
dopo essere stata dei signori di
Passano, di Genova, dei Fieschi
e poi ancora di Genova che lo
assediò col capitano Oberto
Doria nel 1273, costringendo gli
abitanti ad incendiarlo ed a
rifugiarsi nel paese di Godano.
E’ il Cesena che nella sua
"Relazione" descrive l’abbandono
del castello: "Hora, non potendo
li homini di Castelnuovo
comportare li gran mali e
tristicie quali ricevevano da
Bettolotti, come quelli che,
essendo persone avvezze alle
robarie, né vivendo d’altro che
d’assasinamenti e venivano a
quel luogo dove al presente
vediamo esser la villa di
S.Pietro". I Bertolotti erano
una famiglia ghibellina di
Levanto che portarono scompiglio
in tutta la riviera di levante,
con prepotenze ed assassini
compiuti durante incursioni di
vario genere. Per colpa loro gli
abitanti di Castronovo
abbandonarono il castello e
fondarono il borgo di San Pietro
Vara.
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IL CASTELLO DI MONTE TANANO |
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La splendida posizione del
castello, posto a dominare la
valle dello Stora, con vista su
Cento Croci, Caranza,
Porciorasco, Teviggio e Costola
è apprezzabile ancor oggi. Il
castello sorgeva lungo la strada
che da Varese Ligure conduce a
Cento Croci e serviva a
controllare la viabilità verso
la pianura emiliana. I Fieschi
lo edificarono alla metà del
secolo XIII per difendersi dai
Pinelli, come raccontato dal
Cesena nella sua "Relazione".
Nel 1435 Nicolò Piccinino,
capitano di ventura del duca
Filippo Visconti di Milano,
conquistò il castello di Varese
Ligure e quello di Monte Tanano.
Successivamente il castello di
Monte Tanano fu occupato dal
nobile Landi di Compiano (1478),
alleato del Duca di Milano. Per
riconquistare il castello Gian
Luigi Fieschi usò uno
stratagemma: fece arrivare nelle
vicinanze del castello un gruppo
di armati facente parte
dell’esercito del re di Napoli,
Ferdinando, suo alleato in
guerra col ducato di Milano e
convocò un numero impressionante
di abitanti dei paesi del
circondario (Comuneglia, Cassego,
Castiglione. Lagorara) comprese
donne e bambini, ai quali
consegnò tamburi, corni e
bandiere. Durante la notte
furono accesi gran fuochi e
cominciarono a diffondersi i
suoni dei corni e dei tamburi,
mentre il gruppo di armati
cominciarono l’assalto. Le
truppe lombarde e del Landi,
convinte di essere assalite da
un numero impressionante di
nemici, fuggirono spaventate,
abbandonando la difesa del
castello che fu poi conquistato
dal Fieschi e dai suoi alleati.
La distruzione del castello
(1492), voluta da Gian Luigi
Fieschi per evitare nuove
conquiste da parte dei nemici e
per contenere le spese di
gestione, precedette di qualche
anno la costruzione del nuovo
quartiere a Varese Ligure, lungo
la sponda sinistra del Crovana.
Le nuove case presentano alla
base enormi pietre che, si dice,
provenire proprio dal castello
di Monte Tanano (come si legge
anche nella "Cronaca" dell’abate
Cesena).
I resti del castello sono
perfettamente visibili
(vedi foto sottostanti)
ed è possibile raggiungerli con
una bella passeggiata, partendo
dal centro di Varese Ligure.
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IL CASTELLO DI VARESE LIGURE |
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Attorno al 1300 le popolazioni,
prima sparse nell’alta valle, si
insediarono nell’ampia conca
dove vari torrenti confluiscono
nel Vara. Il commercio tra la
costa ligure e la pianura
Padana, che si sviluppava
attraverso il passo di Cento
Croci, favorì la costruzione del
borgo e la forma dello stesso
per ragioni di difesa. Genova
acquistò dai Fieschi, che lo
avevano progettato, il borgo di
Varese nel 1386 ed i castelli
del circondario.
Successivamente, la nobile
famiglia dei conti di Lavagna
tornò in possesso del paese che
tenne sino al 1547 quando, a
causa della fallita congiura di
Gian Luigi, Genova riprese
definitivamente il controllo
dell'Alta Vara.
Il cosiddetto “borgo rotondo” è
difeso, a nord, dal castello che
è frutto di successive
costruzioni.
Inizialmente si trattò di un
semplice palazzo, poi fu (primi
anni del 1400) arricchito dalla
“torre del Piccinino”, quella
più alta, a forma di ferro di
cavallo, che ricorda la
conquista di Varese e del
castello di monte Tanano da
parte del capitano di ventura
Nicolò Piccinino, su incarico di
Filippo Maria Visconti (1435).
La torre fu costruita da
muratori di Pontremoli e
Borgotaro, era circondata
dall’acqua del Crovana ed era
accessibile attraverso un ponte
levatoio.
La torre del Piccinino fu
arricchita, successivamente,
dalla “torre dei Landi”, quella
più tozza, con copertura conica
a “ciappe”.
Nel 1472, infatti, Varese
passava per qualche anno sotto
la dominazione dei Landi,
feudatari dell'Alta Val di Taro,
a seguito del matrimonio di
Manfredo, signore di Compiano,
con Antonia Maria Fieschi.
Il castello divenne poi
residenza del Podestà,
rappresentante della Serenissima
Repubblica di Genova e
responsabile del buon
funzionamento del Comune di
fronte ai Consigli della
Repubblica.
In seguito il castello fu
utilizzato anche come prigione.
Ai primi degli anni sessanta del
secolo scorso il castello, ormai
in cattive condizioni di
conservazione dopo crolli per
neve (1541) ed incendi (1699) e
provvisorie riparazioni, fu
acquistato dalla famiglia
Rossignotti di Sestri Levante e
poi restaurato. Al piano terra
ospita ora alcune Associazioni.
Assieme al borgo rotondo ed al
ponte ad arco sul Crovana, il
castello è il simbolo di Varese
Ligure. |
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Piantina delle Fortezze |
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Piantina dei confini |
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