Maestra di Buto Alessandra Alini

 
 

Internet, questo potente strumento di comunicazione, continua a stupirci

 

 

Da Sinistra:
Paolo Luporini, Bruna Bricca, Carla Lompi, Elia Emone, Bertino Maggiolo, Pietronave Mauro, Ghiorzo Claudio, Maestra Alessandra Ali
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Come è ormai risaputo il nostro sito vuol far conoscere a tutto il mondo il nostro paese e la nostra bellissima vallata. Vuole in particolare salvare il patrimonio culturale dei piccoli paesi della Val di Vara, la loro storia, le tradizioni, gli usi, i riti, le superstizioni, i proverbi, gli aneddoti e quanto altro, raccogliendo i ricordi ed i racconti degli abitanti e dei loro discendenti.
Molto è già stato fatto, molte iniziative sono state avviate, tanto altro resta da fare.
L’augurio che lo staff di www.buto.it, si è posto sin dall’inizio (auspicio formalizzato sul sito e rivolto ai 600.000 lettori virtuali che sino ad oggi ci hanno onorato dei loro contatti) è stato quello di poter incrementare quanto sinora reperito ricevendo ulteriori informazioni, suggerimenti e consigli.
Ecco che la comunicazione via web mostra tutta la sua efficacia.
Notizie e informazioni destinate altrimenti a perdersi giungono sino a noi da parte di lettori stimolati dal nostro invito e sono recuperate per sempre, entrano nei nostri articoli, nei libri, nelle relazioni.

Pochi giorni fa ci è giunta una e-mail da
Paolo Luporini, figlio di Alessandra Alini che fu maestra a Buto nell’anno scolastico 1958-59. Paolo ha ricordato un episodio vissuto nel paese in quel periodo, quando aveva appena tre anni, ha fornito informazioni sulla madre e trasmesso una foto scattata dal padre Egidio che ritrae la maestra, il figlio e sei scolaretti butesi.
E’ una foto che richiama la memoria sugli ultimi anni di esistenza della scuola a Buto, quando ancora alcuni bambini vivevano nel paese ormai da anni in calo demografico costante.
Sino al XIX secolo l’analfabetismo imperava nella nostra montagna: a Buto a metà Ottocento solo il 10% dei capifamiglia sapeva apporre la propria firma sui registri parrocchiali.
Il re Carlo Alberto aveva istituito nel 1846, la scuola elementare gratuita, sia pur facoltativa, ma si deve giungere sino al 1890 per trovare a Buto un maestro che si dedichi con regolarità, a giorni alterni, all’insegnamento elementare, per le due classi allora previste dalla riforma Casati del 1859 (la scuola elementare era diventata, da quell’anno, obbligatoria per tutti, senza distinzione di sesso e l’istruzione elementare si distingueva in due gradi biennali, dei quali solo il primo obbligatorio).
La disciplina che vigeva nelle scuole era molto diversa da quella praticata dagli insegnati ai nostri giorni. Alcuni episodi riportati nel libro “Buto nell’Alta Val di Vara”, edito nel 2002, ci hanno permesso di rivivere la vita scolastica dell’inizio del XX secolo. Un anziano abitante del paese raccontò che andava a scuola da un maestro che insegnava a Costola, Montale e Buto e si portava il cane in aula, era particolarmente severo e picchiava gli alunni con una bacchetta quadrata. Una volta ferì un ragazzo tirandogli un orecchio sino a farlo sanguinare. A quei tempi (1900) si comprava un solo quaderno che doveva durare più tempo possibile. La moglie del maestro insegnava anche lei e usava castigare gli allievi facendoli inginocchiare sui piselli secchi. A scuola c’era il banco riservato agli asini.
Sino alla seconda guerra mondiale le elementari finivano alla terza classe (chi voleva poteva continuare privatamente) e gli studenti delle tre classi stavano assieme ed il maestro li assisteva, a turno. Molti ragazzi frequentavano saltuariamente le lezioni poiché impegnati nei lavori dei campi o nel pascolo. Il libro di testo era unico.
La cartella era costruita in casa, mezza di lamierino e mezza di legno, e per alcuni il percorso da casa alla scuola era di quattro chilometri da farsi col vento, con la neve, col gelo, con l’acqua.
L’insegnante delle elementari era presente a Buto qualche giorno la settimana.
La maestra Alessandra Alini, che insegnò a Buto nell’anno scolastico 1958-59, era nata il 27 settembre 1927. Aveva iniziato ad insegnare a Torbole, sul lago di Garda, con le colonie per la Tbc e con la scuola popolare per adulti in provincia di Pavia, da dove proveniva. Alessandra si trasferì poi alla Spezia dove si sposò con Egidio Luporini il 30 giugno 1954. Dopo molti anni di insegnamento nelle scuole della provincia spezzina la maestra Alessandra è andata in pensione ed è mancata il 1° luglio 1999.
Il figlio Paolo, che all’età di tre anni accompagnava la madre a Buto, racconta che allora nel paese “non vi era corrente elettrica, nell’unico negozio solo candele, tabacco e le Alpha. Si arrivava al paese con il mulo, su cui salivo io insieme alla valigia della mamma, che se la faceva a piedi. Un giorno mi sono sporcato tutta la faccia con l'inchiostro e sono entrato in classe gridando: <Buuuh! L'uomo nero!>. Mia mamma ha dovuto interrompere la lezione per pulirmi. Le maestre di allora sopportavano disagi immensi. Erano delle missionarie che contribuivano alla ricostruzione dell'Italia. Buto era rimasto l'ultimo avamposto. Senza luce, strada, negozi degni di questo nome, scuola con banchi di legno, inchiostro, pennini e raschietti per cancellare. Si cominciava dalle aste, poi l'alfabeto, le sillabe, il nome, il cognome, le parole, la grammatica, i numeri, le operazioni, la geometria, storia, geografia a chi neppure era stato a Varese Ligure ed educazione civica per chi si sarebbe sentito italiano al momento del servizio militare obbligatorio o per le elezioni. Tutto in una pluriclasse, con tutte le cinque classi, cinque programmi ed un'unica maestra. Con gli anni, la Civiltà è arrivata anche a Buto, ora attiva anche nella Rete. Una cinquantina d'anni non sono passati invano! Complimenti a tutti i paesani di Buto da Paolo Luporini e dalla sua famiglia”.
Ringraziamo il nuovo amico del nostro sito per le informazioni che non conoscevamo e ci auguriamo che altri possano fornire nuove notizie sul nostro e sugli altri paesi della valle. La comunicazione pervenuta ha convinto lo staff del sito a cercare dati sugli altri insegnanti che vennero a Buto e così completare le informazioni sulla vita scolastica di Buto.
 

 

 

 

  


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