L'omelia di l’Eminenza Cardinale Giovanni Cheli

 
 

 

Cari amici, e' una grande gioia per me trovarmi oggi in mezzo a voi in occasione dei 350 anni della vostra chiesa parrocchiale. vi saluto tutti con grande affetto ma in modo particolare il mio saluto va al vostro dinamico e zelante parroco don mario perinetti, agli ecc.mi vescovi angelo acerbi, nunzio apostolico e edoardo ricci, vescovo emerito di san miniato e alle autorità civili e militari qui presenti.
Le letture di questa domenica sono, come sempre, ricche di insegnamenti. tuttavia in questa circostanza mi limitero' a fare un breve commento al vangelo che abbiamo appena letto e che ci ricorda che la porta del paradiso e aperta a tutti. ma ci ricorda anche che si tratta di una porta stretta. possiamo passare attraverso questa porta stretta solo con il sacrificio, vale a dire con una vita cristiana vera, sincera, autentica.
Ma i sacrifici e le difficolta' non ci devono scoraggiare e tanto meno spaventare. ii papa paolo vi diceva il cristianesimo non e' facile ma e' felice.
Non facile perchè richiede delle rinunce, dei sacrifici felice perche' quando i sacrifici si fanno per dio non producono tristezza ma gioia.
Che i sacrifici siano necessari per guadagnarci il paradiso lo ha confermato in molte occasioni gesu’: e’ lui che ha detto chi vuole venire dietro di me prenda la sua croce e mi segua aggiungendo pero' il mio giogo e' dolce il mio carico leggero.
Difatti e' lui che questo carico lo porta assieme a noi e senza abbandonarci mai, ce lo ha assicurato saro' con voi tutti giorni fino alla fine del mondo (matt. 28,20). gesu' e' con noi nell’eucarestia, con la grazia, con i sacramenti. e' con noi attraverso la chiesa le cui istituzioni (le diocesi, le parrocchie) e la gerarchia, il papa i vescovi, sacerdoti hanno come unico scopo quello di occuparsi della salvezza delle anime, aiutare cioe' l'umanita' a passare per quella stretta porta che conduce alla felicita' eterna. e' in questa luminosa prospettiva che dovete vedere la vostra antica chiesa parrocchiale che ha raggiunto oramai la veneranda eta' di trecentocinquant'anni. infatti fu eretta il 15 giugno 1657 dall'allora vescovo della diocesi di brugnato, mons. giovanni battista paggi.
E' questo di oggi un avvenimento di grande importanza perche' deve segnare non solo un punto di arrivo ma soprattutto un punto partenza per un rinnovato impegno di vita cristiana.
350 anni sono tanti ma essi non hanno intaccato il vigore e la vitalita' della vostra parrocchia e me ne sono reso ben conto dalla vostra numerosa presenza a questa celebrazione e da tutto quello che ho letto e sentito di voi.
Quanta storta e' passata in questi 350 anni. di quante mutazioni, di quanti avvenimenti lieti e tristi, di quante speranze e frustrazioni e' stata testimone la vostra chiesa . essa ha vissuto tutte le vicende umane di questo pittoresco angolo di terra ligure nell'alta val di vara. per lunghi anni ha visto le periodiche invasioni delle truppe mercenarie che requisivano le scarse derrate alimentari e causavano non poche sofferenze alla popolazione. ha visto le carestie, le epidemie, ma anche le gioie della vita serena pacifica, buoni raccolti di castagne, dei progressi economici e sociali.
E' la vostra chiesa che vi ha confortato nei lutti e nelle disgrazie, e' la vostra chiesa che vi ha sorretto nei momenti penosi quando i figli di buto sono stati chiamati a combattere nelle due grandi guerre che hanno insanguinato il secolo scorso. amatela dunque la vostra parrocchia. essa e' come una madre premurosa per voi.
Ma che cos'e' la parrocchia? il nome parrocchia deriva dalla parola greca paroikia che significa aggruppamento di case, comunità. anticamente con il nome di parrocchia si designava una porzione territoriale della chiesa universale governata da un vescovo. ma con il passare del tempo ed il conseguente aumento del numero dei fedeli, nonche' delle distanze da percorrere per mantenersi in contatto con loro, il vescovo non fu piu' in grado di farsi carico da solo della propria comunità cristtana e fu costretto a frazionarla in parti, affidando ciascuna di queste parti ad un presbitero, ad un sacerdote. nacque cosi' la parrocchia come la intendiamo oggi e come descrive il codice del diritto della chiesa una comunita' stabile di fedeli costituita nell'ambito di una diocesi ed affidata dal vescovo alle cure di un sacerdote
La parrocchia e' dunque una comunità di fedeli che, nell'edificio di pietra, di mattoni, o di altro materiale che e' la propria chiesa vede la casa comune, il luogo dove pregare insieme rendendo a dio il culto che gli e' dovuto non solo in privato ma anche pubblicamente.
E' nella vostra chiesa parrocchiale che con il battesimo avete ricevuto il dono della fede e siete diventati figli di dio. e' qui che avete avuto il primo incontro con gesu' nel giorno della vostra prima comunione, e' qui che si sono formate tante famiglie cristiane con il vincolo sacramentale del matrimonio. e’ qui che coloro che hanno chiusi gli occhi alla vita terrena hanno ricevuto l'ultimo saluto cristiano e lasciato ai loro cari la ferma speranza di rivederli un giorno in una vita che non tramontera' mai.
La vostra chiesa, dunque, cari butesi, e' stata ed e' il segno visibile di questa vostra fede.
il segno visibile della presenza di dio tra voi. ma e' anche la memoria del generoso ministero, delle dure fatiche pastorali di tutti quei degni e zelanti sacerdoti che si sono susseguiti alla sua guida e che meritano la vostra gratitudine e il vostro affettuoso ricordo.
L’edificio materiale, visibile, della vostra chiesa suppone l’esistenza attorno ad essa di
un'altra chiesa non fatta di materiali piu' o meno nobili, ma fatta di persone.
Una chiesa non monumento del passato ma una chiesa viva. voi dovete essere questa chiesa via e lo sarete nella misura in cui la fede, ricevuta nel battesimo, sara' anche operante in tutto il vostro agire. per costruire questa chiesa non e' bastato portare qui pietre, mattoni e travi ma e' stato necessario allineare, disporre bene tutto questo materiale e dargli una forma e poi compaginarlo, cementarlo. anche la chiesa viva, la a comunita' dei fedeli ha bisogno di un cemento che la tenga bene unita e questo cemento porta il nome di carita'.

Carita' e' una bella parola di origine latina che vuole dire amore. l'amore vero che ci porta ad amare dio con tutto il cuore e il prossimo come noi stessi per amore di dio.
Una comunità cristiana e’ tale solo se in essa si vive l’affetto vicendevole e se in essa si condividono le gioie e le pene.
Il commento dei pagani che erano testimoni della vita delle prime comunità cristiane era questo vedete un po’ come si amano, come si vogliono bene.
Concludo con le parole dell’apostolo paolo ai cristiani del suo tempo che vivevano nella citta’ di corinto. non sapete – diceva san paolo – che ciascuno di voi e’ tempio di dio e che lo spirito santo abita in voi? se per il tempio di pietra e di mattoni dobbiamo avere il piu’ profondo rispetto, la,piu’ profonda venerazione, quanto maggiore rispetto dobbiamo avere per quel tempio di dio che siamo noi cercando di non contaminarlo mai con e a sola cosa che odia di più e cioe’ il peccato.
Il vostro patrono e’ l’apostolo pietro, il principe degli apostoli, ma questo non esclude la centralita’ della devozione alla madonna che sicuramente voi avete. a lei vi affido questa sera in modo particolare perche’ come ha detto un grande santo non si e’ mai udito che un devoto di maria si sia perduto per l’eternita’.
 

 

 

 

  


www.buto.it Buto di Varese Ligure (SP) - Italia ButoCultur@