ButoCultur@ ha pubblicato il
primo libro nel 2002 e ha scelto
come parrocchia da studiare
quella del paese di origine dei
propri membri: Buto Trattandosi
del primo lavoro ci si è
limitati a pubblicizzarlo sul
sito internet www.buto.it senza
predisporre una vera e propria
presentazione ufficiale.
In considerazione del grande successo avuto tra gli amanti delle nostre
tradizioni e della nostra storia
il libro è stato poi più volte
oggetto di esposizione nel corso
dei vari interventi che i membri
dell’associazione hanno curato
negli anni successivi. In
particolare si è più volte
richiamata la filosofia che ha
ispirato l’associazione quando
ha deciso di impegnarsi in
questo ambizioso progetto:
salvare il patrimonio culturale
del piccolo paese della Val di
Vara, raccogliendo i ricordi
della sua gente. E’ una
ricchezza, frutto della vita di
numerose generazioni, che si
stava purtroppo velocemente
perdendo, così come si è
disperso il popolo del grazioso
paesino incuneato tra i monti,
nell’esodo del dopoguerra verso
le città, mentre il bosco torna
a ricoprire, con sorprendente
rapidità, i terreni che gli
erano stati strappati tanto
faticosamente.
Per la ricostruzione della
cultura popolare di Buto,
paesino dell’Alta Val di Vara,
come si leggeva ancora alla fine
della seconda guerra mondiale,
invariata da centinaia d’anni,
si é rivelato fondamentale
l’apporto fornito da alcuni
nativi di Buto.
La ricomposizione del complesso
di cognizioni riconducibile a
questa popolazione è avvenuta
attraverso i proverbi (che
ricordano i ritmi della natura),
le usanze, le leggende e le
tradizioni (che descrivono
aspetti pittoreschi della vita
contadina), le feste popolari,
le cerimonie religiose, gli
aneddoti, gli episodi di vita
vissuta. Si é riscoperto con
piacere un mondo che pareva
ormai scomparso ed é
sorprendente la lucidità dei
ricordi e l’amore per la propria
terra che traspare in ogni
particolare rammentato e la
riconoscenza per gli enormi
sacrifici posti in essere dai
progenitori, costretti a
coltivare la difficile terra
della montagna ligure, per
uscire dal regime di sussistenza
e migliorare la condizione della
propria famiglia. Gli episodi
narrati aiutano a ricostruire le
vicende degli abitanti del
piccolo paese, che non è solo il
susseguirsi di avvenimenti
legati allo scorrere delle
stagioni, ma è, soprattutto,
descrizione delle abitudini,
delle credenze, dei riti che
caratterizzano la cultura di un
microcosmo rimasto relativamente
isolato. Nel corso
dell’acquisizione delle notizie
sono emersi episodi di vita
quotidiana e di storia
nazionale, vissuti dagli
abitanti di Buto, come il
coinvolgimento di alcuni nelle
guerre di successione nei secoli
XVII e XVIII, la partecipazione
attiva alle guerre che portarono
all’indipendenza nazionale, alle
campagne di Crimea e d’Africa,
sino agli ultimi due conflitti
mondiali che causarono lutti in
quasi tutte le famiglie di Buto.
In particolare, la seconda
guerra mondiale è stata vissuta
nelle case; la guerriglia
partigiana, con i rastrellamenti
e le violenze dei tedeschi e
delle brigate nere, ha lasciato
un’impronta indelebile sul
paesino immerso nei boschi
dell’alta Val di Vara. Durante
gli inverni del 1944 e 1945 si
sono sfamati due eserciti nemici
e gli abitanti hanno corso
rischi gravissimi e mai
sufficientemente riconosciuti.
Questo lavoro vuole, tra
l’altro, porre rimedio a tale
ingiustizia, oltre che ricordare
i sacrifici e le fatiche di
coloro che ci hanno preceduto e,
in assoluto, contenere
l’impoverimento delle conoscenze
trasmesseci dai nostri antenati,
destinate inesorabilmente a
scomparire, senza l’apporto dei
tanti che hanno contribuito a
realizzare il progetto.
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