Un cordiale saluto a tutti gli
intervenuti.
Quando l’amico Rinaldo, dopo
avermi seguito nella
presentazione di alcuni libri,
mi chiese di collaborare per
realizzare qualcosa di simile
sulla sua parrocchia accettai
subito l’invito perché ero
curioso di esplorare un
territorio che conoscevo poco.
Sapevo che Casanova aveva fatto
parte dello Stato dei Landi, la
grande nobile famiglia che avevo
incontrato studiando la storia
delle frazioni di Varese Ligure
perché, per alcuni anni, nel
secolo XV, i Landi avevano
governato sul paese dei Fieschi,
sapevo inoltre che questa era
zona degli antichi liguri
Veleiati, ero stato più volte a
visitare il bellissimo castello
di Bardi ma le mie conoscenze
finivano qui.
Sin da subito decisi di seguire
lo schema sperimentato con
successo dai libri editi da
ButoCultur@, un’associazione
culturale tra amici del paese
originario del mio ramo materno,
Buto, piccola frazione del
comune di Varese Ligure, posta
alle pendici del Monte Gottero e
quindi vicinissima all’Emilia.
Questa associazione, in 15 anni
di attività ha realizzato un
sito internet che ha superato il
milione di visitatori, ha
pubblicato una decina di libri
sulla storia delle nostre
parrocchie, organizza eventi,
convegni, concerti, sempre senza
alcun interesse economico ma
solo spinta dal desiderio di
valorizzare le nostre bellissime
terre.
Ricordo la metodologia scelta
per il libro che è quella
strettamente cronologica che ci
permette di seguire nel tempo
l’evoluzione della parrocchia e
soprattutto la crescita dei suoi
abitanti, crescita non solo
numerica ma anche morale,
spirituale, economica, passata
attraverso mille traversie
affrontate con grande coraggio e
spirito cristiano. Voglio anche
ricordare l’originalità del
lavoro basato in gran parte su
materiale inedito, cioè le
registrazioni e i manoscritti
della parrocchia, tenendo
naturalmente nel dovuto conto i
lavori degli storici del
territorio.
L’entusiasmo che abbiamo profuso
in questo lavoro e la
consapevolezza di poter offrire
a questa comunità un ulteriore
stimolo di crescita nel futuro
che scaturisce dalla storia più
che millenaria del paese, dalle
tradizioni, dalle gesta, dai
successi e dai sacrifici dei
progenitori, sono stati il
propulsore del nostro impegno.
Ho citato l’entusiasmo –che è
l’elemento indispensabile per
poter portare a termine questo
tipo di attività, come è stato
detto assolutamente priva di
scopi di lucro ed alimentata
dalla passione per la storia
locale- entusiasmo che si è
incrementato quando, dai primi
documenti che esaminavamo, è
emersa l’importanza di questa
pieve che alla fine del IX
secolo contava 12 ecclesiastici
e almeno sino al XIV secolo
ebbe, tra le chiese minori a lei
soggette, anche la chiesa del
capoluogo Bardi dedicata ai
santi Protaso e Gervaso. Lo
sviluppo della pieve è da
imputare alle vie di
comunicazione che attraversavano
il paese, utilizzate anche come
vie di pellegrinaggio e su
questo argomento il libro
accoglie un importante
contributo della storica Linda
Marazzi.
L’impegno che abbiamo assunto è
durato oltre due anni,
lavoravamo nelle nostre
abitazioni e alla sera ci
scambiavamo mail su quello che
era scaturito dall’esame dei
documenti e dei registri
parrocchiali le cui immagini
fotografate erano state salvate
sul pc. Questi manoscritti sono
conservati con cura
nell’archivio parrocchiale di
Bardi, compilati a partire dal
1586, per seguire le
prescrizioni del Concilio di
Trento che, per motivi anche di
controllo sui fedeli (siamo nel
periodo della riforma
protestante) avevano imposto
l’obbligo della tenuta dei
registri dei battesimi, dei
matrimoni, dei defunti e lo
stato delle anime.
E proprio dall’esame dei
registri parrocchiali e dagli
stati delle anime abbiamo potuto
ricavare preziose informazioni
sulla chiesa e sulla vita dei
parrocchiani. Pensiamo alle
tragedie di fine ‘500 quando
morì il 15% della popolazione
per una spaventosa carestia
seguita da un’epidemia di tifo
petecchiale e la peste del
1630-31, quella descritta
mirabilmente da Alessandro
Manzoni nei Promessi Sposi, che
vide la morte di numerosi
abitanti tra i mesi di aprile e
novembre del 1631. Se le
informazioni che abbiamo
ricavato dal libro dei defunti
sono complete la peste colpì il
paese in ritardo rispetto altre
località del territorio di Bardi
e in misura meno grave
(ricordiamo che Casanova sorge
nel territorio del Pago chiamato
“Salutare” dalla tavola
alimentaria di Velleia).
Ricordiamo ancora le epidemia di
tifo, di vaiolo e di colera
dell’Ottocento mentre il
fenomeno di quel secolo, cioè i
trovatelli abbandonati non segnò
in modo particolare il paese, a
differenza, per esempio, dei più
poveri paesini della montagna
ligure. La mortalità infantile
fu qui molto elevata,
specialmente nel primo anno di
vita; per secoli e sino a tutto
l’Ottocento i morti con meno di
dodici anni di vita costituivano
quasi la metà dei defunti del
paese.
Il libro ha voluto porre nel
dovuto risalto soprattutto i
sacrifici di chi ci ha
preceduto; abbiamo già accennato
alle carestie e alle epidemie;
emergono dalle registrazioni
anche le numerose morti per
incidenti (cadute, incendi,
fulmini, intemperie, sul lavoro)
e per annegamenti nel Ceno, gli
omicidi e le esecuzioni, le
emigrazioni (penoso il fenomeno
del noleggio dei minori), i
caduti in guerra (compresi i
morti nell’affondamento dell’Arandora
Star), la Resistenza.
L’amico Rinaldo ha raccolto
informazioni e foto dai
compaesani e il nostro lavoro è
stato arricchito dalle
testimonianze dirette dei
protagonisti. Sono emerse storie
incredibili di successi nel
lavoro all’estero a testimoniare
la capacità e tenacia di questa
gente. Troverete nel libro
informazioni sui cognomi e sui
nomi che ricorrono più
frequentemente tra i neonati
(cognome più diffuso è Marenchi
che si pone davanti a Paganuzzi,
Assirati, Berni e Pini, tra i
nomi vince nettamente Giovanni,
seguito da Maria e da Giuseppe,
Angela e Domenica). Troverete
l’andamento demografico a
partire dal XVI secolo, segnato
in questi ultimi anni da un
notevole calo di residenti (nel
passato le anime erano sempre
sopra le 500 unità, per sfiorare
le mille nella prima parte del
Novecento e scendere attualmente
a circa 200). Interessante è
annotare la media della vita di
chi aveva superato i 12 anni,
oltre i 50 anni nel ‘600 per poi
gradatamente aumentare. Abbiamo
anche un centenario vissuto tra
il Cinquecento e il Seicento.
Sorprendente il fatto che sino a
tutto il Novecento gli uomini
vivevano mediamente qualche anno
più delle donne, queste colpite
dall’alta mortalità a causa del
parto.
Molti sono i fatti accaduti in
parrocchia che mi hanno colpito,
tra i tanti casi singolari cito
l’esecuzione per impiccagione di
don Gregorio Franchi, cappellano
dell’oratorio di Gerra Cella
ritenuto mandante dell’uccisione
del marito della nipote (1856) o
l’uccisione sul patibolo di
Pietro Rizzi, reo di omicidio
durante una rapina (1818).
Dovuto risalto abbiamo riservato
agli aspetti della vita
religiosa. Grande era la fede e
la partecipazione dei
parrocchiani; pensate nella
Pasqua del 1906 un solo
parrocchiano non si comunicò e
in quell’anno Casanova contava
897 anime, tutte dichiaratamente
cattoliche.
Grande era la generosità verso
la propria chiesa (questa
caratteristica permane al
presente, basta pensare a quanto
fatto dai parrocchiani dopo il
terremoto del 1985). Nel libro
abbiamo anche fatto un cenno
alle 30 località della
parrocchia e, ricercando
informazioni sulle famiglie che
le abitavano nell’Ottocento,
abbiamo notato le offerte fatte
da tutte le famiglie in
occasione della raccolta per le
nuove campane (1877).
Assume poi un particolare
significato la circostanza che
la presentazione del libro, vero
omaggio a questa bellissima
parrocchia, avvenga proprio nel
giorno dedicato alla festa della
Madonna del Carmine, da sempre
una delle feste religiose più
sentite. Ricordiamo che nel
Settecento era nata la
Confraternita dedicata alla
Madonna del Carmine che si era
aggiunta a quella più antica,
almeno del Cinquecento, dedicata
al Santissimo Sacramento.
Termino ringraziando il Sindaco
di Bardi, l’Associazione Centro
Studi della Valle del Ceno che
ha pubblicato il libro,
l’associazione ButoCultur@ per
la sua collaborazione, il
parroco di Bardi che ha
consentito l’esplorazione
dell’archivio di questa
parrocchia e tutti i casanovesi
che hanno fornito le foto e i
preziosi loro ricordi. |