Parroci di Buto

 
 

Dal “Libro delle Memorie”, iniziato nel 1930 dal parroco don Bertoni si rilevano notizie sui parroci di Buto.
Si è proceduto ad integrare queste informazioni con quelle acquisite dalla lettura degli altri libri della parrocchia, dalle relazioni compilate in occasione delle visite pastorali dei Vescovi e dai bollettini diocesani.
Dal 1658 i parroci sono diventati un fondamentale punto di riferimento per tutti i butesi, ne hanno condiviso le difficoltà ed hanno cercato di alleviarle. Il parroco era la persona più istruita del paese (ed i parroci della diocesi di Brugnato erano particolarmente preparati dagli insegnanti del seminario vescovile) e toccava a lui spiegare ai parrocchiani gli avvisi emanati dalla pubblica amministrazione, aggiornarli sulle nuove metodologie di coltivazione, curare la tenuta dei registri parrocchiali.
Sono elencati di seguito sia i parroci, sia gli economici spirituali nominati per amministrare provvisoriamente la parrocchia quando la sede era vacante, sia gli altri preti, originari di Buto o che risiedettero nel paese, di cui si conosce il nome.
 

Perrotti Visconte
Nel 1658, il 12 febbraio, il reverendo don Visconte Perrotti, proveniente dal paese di Montale di Varese, prese possesso, come primo rettore, della rinnovata Parrocchia di Buto rimanendovi fino all’anno 1663, mese di giugno. Fu eletto dagli uomini di Buto a seguito del decreto di smembramento. Il primo parroco della seconda autonomia della parrocchia celebrò trentasei battesimi. Successivamente divenne rettore a Costola e tornò a Buto come padrino di battesimo. Il 17 maggio 1678, infatti, fu padrino nel battesimo di De Nevi Maria Caterina, figlia di Andrea e Margherita, mentre madrina fu De Nevi Maria.

Ghiorzi Giovanni Maria
Dal giugno 1663 al marzo 1664 fu economo spirituale don Giovanni Maria Ghiorzi, da Teviggio. Durante il suo breve ministero a Buto, don Ghiorzi celebrò solo 3 battesimi. Utilizzò la forma De Nepotibus per indicare il cognome De Nevi.


Manuelli Giovanni Domenico
Successivamente la parrocchia di Buto fu gestita da don Giovanni Domenico Manuelli in qualità di Economo. Nei sette mesi del suo ministero, don Manuelli celebrò quattro battesimi. A differenza dei suoi predecessori, che avevano annotato i battesimi in latino, questo sacerdote scrisse in un misto italiano – latino; si riporta testualmente una delle sue registrazioni: “Cattarina 1664 li 30 marzo - Io R.do G. Dom.co Manuelli economo della Chiesa di Santo Pietro di Buto ho batizato Caterina de Basoti filia de Santino e Domeneghina coniugibus di questa Parrochia nata die 24 eiusdos mensis li Patrini sono stati Ghiliermo e Maria sua sorela della medesma Parrochia. Io sudeto G. Dom.co Manueli”.


De Nevi Bartolomeo
Nell’ottobre 1664 prese possesso della parrocchia don Bartolomeo De Nevi, originario di Buto, quale Rettore. Nei quarantaquattro anni della sua amministrazione della parrocchia, ministero più lungo in assoluto, don De Nevi battezzò sessantasei neonati. L’otto aprile 1668 figura come padrino al battesimo di De Nevi Stefano, figlio di Marco Antonio e di Brigida. Anche il 18 agosto 1673 assume la figura di padrino al battesimo di Ghiorzi Maria Maddalena, figlia di Pietro e di Maria. Egli indicava i cognomi coniugandoli secondo il sesso come, ad esempio, Armanino e Almanina, Guotella, Ghiorzo e Ghiorzia, Blasotta, Firenzia. Annotò due volte il battesimo di 24 neonati. Questo parroco riportava anche appunti nel registro. Si era dimenticato di registrare il battesimo di de Ghiorzi Giovanni Maria figlio di Francesco e di Maria, nato il 19 settembre 1673 e battezzato l’otto ottobre dello stesso anno e pone l’annotazione tra quelle del 1677 e del 1678, con l’indicazione “che non havendo messo a libro quando il batizai ho posto a questo loco in questo poco bianco di carta che mi era rimasto”.
Questo parroco è ricordato per il suo lunghissimo ministero e, soprattutto, quale benefattore, per i beni immobili che lasciò alla parrocchia. Infatti, nel 1700, con pubblico testamento, lasciò terreni, casa e cappella in località Focetta come legato sotto il titolo di Nostra Signora del Rosario. Morì a Buto il 7 ottobre 1708. Nel registro dei defunti il subentrante economo don Giovanni Ghiorzi ne indica l’età al momento della morte in sessant’anni, ma probabilmente don Bartolomeo De Nevi, diventato rettore della parrocchia quarantaquattro anni prima, doveva avere circa settant’anni.


Ghiorzi Guglielmo
Nel 1709 prese possesso della parrocchia don Guglielmo Ghiorzi, anch’egli originario di Buto dove morì il 25 giugno 1715. Il 7 ottobre 1708 registrò, quale suo primo atto, la morte del suo predecessore “primo morto sepolto fu il Rev. P. Bartolomeo De Nevi”, mentre il 23 giugno 1709 annotò “Primus batizatus fuit a me Rettore” in occasione del battesimo di Pietronave Antonio figlio di Lazzaro e di Margherita. Il 17 aprile 1710 registrò il battesimo di un neonato, morto il giorno stesso della nascita, senza nome, figlio di Martino e Angela Maria. Nel suo periodo amministrò 25 battesimi. Sul registro dei defunti è stata indicata in ventinove anni l’età di don Ghiorzi al momento della sua morte.


Gandolfo Pietro Paolo
Dall’aprile 1715 al febbraio 1716 fu economo spirituale don Pietro Paolo Gandolfo, che nel suo breve periodo registrò un solo battesimo, il 28 aprile 1715, di Ghiorzi Angelica, figlia di Agostino e di Maddalena, nata il 27 aprile 1715.


Arieti Giovanni
Nel 1716 prese possesso della parrocchia di Buto don Giovanni Arieti, di Bergassana di Sesta Godano, morto a Buto il 12 febbraio 1736. Nei vent’anni del suo ministero questo parroco amministrò 91 battesimi. Il 25 ottobre 1725 il parroco registra i primi gemelli nati a Buto, Ghiorzi Marta e Giovanni Battista, figli di Agostino di Giovanni Battista e di Maddalena, padrino il parroco di Costola don Giovanni Battista Perrotto e madrina Arieti Bianchina di Antonio da Bergassana, familiare dello stesso parroco. Don Arieti fu protagonista di una controversia col massaro che gestiva la cappella della Focetta che lo accusò di non destinare al mantenimento della cappella i frutti del lascito di don Bartolomeo De Nevi. Fu rimproverato dal vescovo Lomellini che aveva trovato il Tabernacolo non ben fissato e gli olii santissimi tenuti male e la sacrestia mal provveduta. Si salvò dalla rimozione solo perché sarebbe stato difficile trovare un altro economo disposto ad amministrare una parrocchia così povera. Don Arieti, come tutti i defunti della parrocchia, fu sepolto in chiesa, come si legge sul registro dei battezzati “animam Deo reddividit et eius corpus in predicta ecclesia sepultus fuit”.


Ghiorzi Giuseppe
Nel 1736 prese possesso della parrocchia don Giuseppe Ghiorzi, di Teviggio, rimanendovi fino all’anno 1738 e celebrando tre battesimi.
De Nevi Francesco
L’anno 1738, il 28 luglio, prese possesso della parrocchia di Buto il sacerdote don Francesco De Nevi, di Teviggio, decedutovi il 26 marzo 1749. Negli undici anni del suo ministero don Francesco De Nevi battezzò 24 butesi.


De Nevi Giovan Domenico
Dal marzo a maggio del 1749 fu economo spirituale don Giovan Domenico De Nevi e in tale periodo battezzò due neonati.


Besagno Stefano
L’anno 1749 il 28 maggio prese possesso della parrocchia don Stefano Besagno di Ossegna di Maissana, rimanendovi fino ai primi di ottobre del 1761. I battezzati da don Besagno furono 49. Questo rettore ci ha lasciato le più antiche notizie sulla parrocchia rispondendo alle domande del vescovo Domenico Tatis il 20 marzo 1757. Sulla chiesa ed in relazione alla data della sua costruzione scrive: “Non si sa per essere chiesa antica, nata fatta Parrocchia solamente l’anno 1657, e perciò non vi sono note che diano notizie di questo”.


Ronconi Giuseppe
Successivamente e sino all’agosto del 1762 fu economo spirituale don Giuseppe Ronconi che nella sua breve gestione della parrocchia non ebbe occasione di battezzare alcun neonato.


Battilana Domenico
Nel 1762, il 15 di agosto, prese possesso della parrocchia di Buto don Domenico Battilana di Massasco della Podesteria di Sestri Levante, Diocesi di Genova, rinunciando la parrocchia in “manu Episcopi” il giorno 8 giugno 1769. Il parroco, con una splendida scrittura settecentesca, al momento del suo insediamento annnota nei libri “De anno 1762 die 15 Augusti. Simili modo in actuale, realem e corporalem possessionem predicte Ecclesie Ego quoq: anno e die predictu, fui immissus. R. Do.cus Baptilana”. Trentacinque furono i neonati butesi battezzati da don Battilana.


Nicora Abramo Pasquale
Il 16 luglio 1769 prese possesso della parrocchia don Abramo Pasquale Nicora di Campore della Lagorara, allora diocesi di Genova, oggi di Chiavari, podesteria di Castiglione, deceduto a Buto il 19 maggio 1793. Registrò nel libro 88 battesimi con una scrittura di difficile decifrazione. Probabilmente ammalato, il 17 aprile, poco prima di morire, fu sostituito, su sua licenza, da don Antonio Nicora “prepositus S: Michaelis Archangeli Caranza”, nel battezzare Giovanni Battista Perotti di Felice di Francesco e di de Nevi Giovanna di Giuseppe, nato il giorno prima.


Pietronave Giovanni Battista
Il 24 ottobre 1793 prese possesso della parrocchia don Giovanni Battista Pietronave nato a Buto nell’autunno del 1760, rimanendovi fino all’otto maggio 1815, epoca in cui, a titolo di permuta col Reverendo don Simone Pietronave di Costola, andò parroco a Costola per tornare a Buto nel 1820. Ottantasei furono i neonati di Buto da lui battezzati durante la sua prima permanenza nel paese. Il 22 aprile 1787 figura come padrino al battesimo di Perotti Francesco, figlio di Felice e Giovanna ed anche il 2 agosto dello stesso anno al battesimo di Pietronave Lazzaro figlio di Antonio e di De Nevi Margherita e il 14 gennaio 1788 al battesimo di Ghiorzi Francesco figlio di Andrea fu Francesco e di Perotti Maria Caterina. Nel 1790, Dovette gestire il delicato periodo del passaggio dalla repubblica aristocratica ligure a quella democratica. Sul libro dei battezzati, il 4 aprile 1798 scrive “anno primo Liguris libertatis” e successivamente si definisce prete cittadino, “civis presbyter”.
Don Pietronave ha lasciato varie notizie sulla parrocchia rispondendo alle domande dei vescovi una prima volta il 20 maggio 1793, poi ancora nel 1805 e in occasione del suo secondo mandato nel 1821 e nel 1839.


Pietronave Simone
L’anno 1815, l’otto maggio, a seguito della permuta col precedente parroco, prese possesso della parrocchia don Simone Pietronave, “oriundo” di Costola, che a Buto battezzò 19 neonati.


Pietronave Giovanni Battista
L’anno 1820, il 21 febbraio prese possesso per la seconda volta a titolo di permuta il reverendo don Giovanni Battista Pietronave di Buto, dopo essere restato a Costola per cinque anni, rimanendo a Buto fino all’epoca della sua morte avvenuta il 16 luglio 1841. Il 30 aprile 1822, assieme agli altri ecclesiastici, dovette sottoscrivere l’atto di giuramento di fedeltà al re Carlo Felice. In questo suo secondo periodo, don Giovanni Battista Pietronave battezzò 117 neonati. Considerando anche il primo periodo, questo parroco battezzò nei 40 anni del suo ministero a Buto (il secondo più lungo) complessivamente 203 butesi. Conosciamo anche il nome della “perpetua” di questo sacerdote: Caterina Ghiorzi di Gio Batta
Di sé stesso nel 1821 scrive: “Il mio nome e cognome è di Gio Batta Pietronave nativo di Buto d’età di anni 61 e più d’un mese, del Vicariato di Teviggio. Io doppo che sono nato Prete sono stato economo nella diocesi di Genova in una villa detta Chiama un anno circa, e poi anni tre in Arzeno in qualità di capellano col Parroco nostra diocesi di Brugnato, e poi finalmente economo in Buto e d’economo Parroco anni 21, e permutando con quello di Costola, in Costola sono stato anni cinque, fatta ancora la secunda permuta sono tornato alla Patria, e sono quasi due anni benché indegno che servo il Popolo mio di Buto”. Servirà il “popolo” di Buto sino al 1841.


Antognolli Domenico
A Pietronave Giovanni Battista succedette don Domenico Antognolli di Groppo di Sesta Godano, il quale governò la parrocchia di Buto sino alla metà del 1846.


Taramaschi Giovanni
Rimasta vacante la parrocchia per la rinuncia di don Antognolli Domenico, passato a Padivarma, ebbe la parrocchia don Giovanni Taramaschi di Mangia che la tenne fino all’epoca della sua morte avvenuta il 19 gennaio 1886. Don Taramaschi si impegnò ad abbellire ed ingrandire la Chiesa, ristrutturando anche la canonica della Focetta. Come si legge nella “nota dei Rettori della parrocchia”, durante il ministero di don Giovanni Taramaschi, iniziato nel 1846, “per sua iniziativa ed impulso fu per intiero ricostrutta la Chiesa Parrocchiale cominciando dal Sancta Sanctorum e sagrestia rifatti nei primi anni del suo ministero parrocchiale, ed il restante dal 1872 al 1883 ingrandendola ed abbellendola notabilmente. Con abnegazione ammirabile proseguì i lavori spendendovi largamente del suo, nonostante gli mancasse sovente, in gran parte, il concorso e la riconoscenza dei Parrocchiani. Anche la canonica fu interamente trasformata e quasi a tutte sue spese. Alla sua venuta consisteva nella sala, tre stanzette che la fiancheggiavano, una dispensetta ed una modestissima cucina e fu tutta sua opera se venne ridotta allo stato in cui ora si trova”.
Dopo la morte del Reverendo don Taramaschi la parrocchia di Buto è rimasta vacante circa undici anni. In questo lungo periodo si sono alternati vari vicari.
Mannelli Domenico
Dal 20 febbraio 1886 al 19 febbraio 1889 amministrò la parrocchia l’economo spirituale don Domenico Mannelli che tenne aggiornati i libri della parrocchia con una scrittura di difficile lettura.


Bertani Nicola
Successivamente e sino al maggio 1890 amministrò la parrocchia il delegato don Nicola Bertani, che in una registrazione di un battesimo si definì “curatore spirituale”.
Bertoni Agostino
Dal 1890 al luglio 1893 don Agostino Bertoni.


Nicora Antonio
Dal 1893 al 1895 l’economo spirituale don Antonio Nicora.


Cordano Andrea
Sino al maggio 1896 in qualità di economo spirituale don Andrea Cordano.
Belli Pietro
Dopo ben cinque vicari, l’anno 1896, il quindici maggio prese possesso della parrocchia di Buto don Pietro Belli del fu Celeste, nato il 20 agosto 1867 a San Vito del Cadore, provincia di Belluno (Veneto), rimanendovi fino ai primi di luglio 1907.


Toso Vincenzo
Sino al maggio 1908 governò la parrocchia l’economo spirituale don Vincenzo Toso. In una lettera al Vicario Foraneo di Teviggio del 19 maggio 1908, don Toso scrive “ormai ho lasciato Buto, ma vedrai che ci ritornerò … in Chiesa ho lasciato tutto a posto; nell’archivio è pure tutto in ordine. Del resto, se occorrerà qualcosa mi scriverai…”
Rossi Giuseppe
Per tre mesi subentrò il delegato don Giuseppe Rossi.


Callegari Giovanni
Nel 1909 al primo maggio prese possesso della parrocchia di Buto don Giovanni Callegari di Groppo di Sesta Godano, rinunciata “in manu Episcopi” il 31 dicembre 1913. Dietro sua iniziativa ed impulso fu costituita la Confraternita di San Pietro, inaugurata l’otto ottobre 1911. L’acquisto della balaustra di marmo e la formazione del pavimento in mosaico del Sancta Sanctorum sono dello stesso anno 1911.


Chiappari Felice
Don Felice Chiappari fu economo spirituale per un anno, dal primo gennaio 1914.


Bertoni Giovanni
Il 14 gennaio del 1915, con bolla di nomina del vescovo Giovanni Carli, prese possesso ecclesiasticamente e il 23 febbraio civilmente, della parrocchia di Buto, il sacerdote Giovanni Bertoni del fu Stefano e di Ronconi Caterina di Rio di Sesta Godano. Don Bertoni lasciò la parrocchia nel dicembre 1930, essendo stato nominato canonico e parroco della Cattedrale di Brugnato. Durante il suo ministero, nel 1923, la parrocchia di Buto fu elevata a Prevostura. Don Bertoni era nato a Buenos Ayres il 4 dicembre 1886 da genitori della val di Vara e passò la sua fanciullezza a Rio. Fu ordinato sacerdote dal vescovo Giovanni Carli nel 1912 e il suo primo incarico fu proprio a Buto, quale vicario sostituto del parroco Giovanni Callegari e nel 1914 fu Cappellano del Santuario di Airola, poi parroco di Buto dal 1915 al 1930 quando divenne Canonico-curato della Cattedrale di Brugnato e dal 1940 al 1949 fu Prevosto a Migliarina per poi diventare arciprete di Bonassola sino alla morte avvenuta improvvisamente il 17 dicembre 1951.
Come si legge nelle “Memorie”, fu questo parroco a lasciare la canonica della Focetta, col malcontento di una parte dei parrocchiani: “sotto il suo governo furono venduti alcuni appezzamenti di terra del Beneficio Parrocchiale situati specialmente verso la Focetta ed acquistata la casa attuale con orto annesso, vicini alla Chiesa, ove fu adattata con ampliamento a canonica, nella quale il Bertoni, attraverso varie contrarietà da parte degli abitanti di Lisorno e di Consigliato, venne ad abitare nell’anno 1925 circa. Sotto di lui, Monsignor Pizzorno, vescovo di Luni, Buto fu elevata a Prevostura con decreto 20 novembre 1923; e messa la lapide alla facciata della Chiesa in memoria dei Butesi morti in guerra.”
Questa lapide dalla facciata della chiesa fu poi trasferita sul davanti del campanile ed oggi è posta sul muro del cimitero.
Al parroco Giovanni Bertoni è stata intitolato il tratto di strada che dalla Chiesa porta al Camposanto.


Ghio Ismaele
Dal dicembre 1930 al 5 novembre 1931 governò la Chiesa in condizione di economo spirituale il sacerdote Ismaele Ghio, prevosto di Teviggio, e nativo di Salino.


Casini Giovanni
L’anno 1931, il 5 novembre, venne a Buto, in qualità di economo spirituale il sacerdote Giovanni Casini del fu Francesco e di Maddalena Gazzini, nato il 19 aprile 1876 a Castelfranco di Sotto, diocesi di San Miniato. Come si legge nelle Memorie “sotto il governo di lui (l’anno 1932) furono istituite le Quarant’ore coll’intervento di Sua Eccellenza Monsignor Ugo Guibbi vescovo di San Miniato: fu tenuto, per la circostanza, il primo Congresso eucaristico del Vicariato Foraneo nei giorni 7, 8 e 9 agosto, che si chiuse con la Processione, cui intervennero ufficialmente le autorità civili, politiche e militari di Varese Ligure: fu ampliato il Camposanto e fu posta opera efficace perché Buto fosse dichiarata sede dei corsi premilitari, evitando così che i nostri giovani si dovessero recare a San Pietro Vara ogni domenica, con evidente danno economico ed evidentissimo danno in fatto di pratiche cristiane. Sempre essendo parroco don Casini, furono fatte a Buto le 5 nuove campane (1933); fu istituita la pia pratica del primo venerdì del mese in nome del S.S. Cuore di Gesù e fu cominciata l’altra pia pratica delle Messe per le anime del Purgatorio nella nuova cappella del Cimitero (anno 1935) nel primo lunedì di ciascun mese. Il sacerdote Casini lasciò la parrocchia il 25 luglio 1934, festa di San Giacomo, vergando, qualche giorno innanzi le note che trovansi a pag. 35 di questo libro, per utilità dei suoi successori.” Il 23 luglio 1934, appena lasciata la parrocchia di Buto, don Casini scrive al Vicario Foraneo di Teviggio “Carissimo don Ghio, mercoledì prossimo vado in Toscana per un corso di predicazione. Non so se tornerò a Buto; ma, qualora vi tornassi, non sarebbe che per un giorno. In conformità di quanto mi scrive S.E. Mons. Vescovo, avverto Lei Vicario Foraneo, come ho avvertito S.E. stessa, che da Domenica prossima provvedano al servizio di questa parrocchia”. Don Casini conferma che tutto è in ordine e specifica che “l’archivio è al giorno, tanto per quello che riguarda lo stato d’Anime, quanto ogni altro Libro parrocchiale”.


Rezzano Angelo
L’anno 1934, con bolla vescovile di Giovanni Costantini del 31 agosto, fu nominato prevosto della parrocchia di Buto il sacerdote don Angelo Rezzano del fu Ernesto Carlo e di Canzio Angela Adelaide, nato a Montale di Levanto il 12 settembre 1908 ed ordinato sacerdote il 31 marzo 1934. Subito fu nominato economo spirituale di Costola e poi prese possesso della parrocchia di Buto per la festa del Santo Rosario nello stesso 1934. Il vicario Foraneo di Teviggio sac. Pietro Sommovigo a fine 1937 scrisse al vescovo “il Parroco di Buto Sac. Angelo Rezzano è un degnissimo sacerdote ed ottimo parroco sopra tutti i rispetti. So che è amato e stimato dalla sua popolazione della quale ha la massima cura. Si disimpegna anche con abilità nelle questioni –liti- che la Fabbricceria deve sostenere con terzi; questioni delle quali V.E. sarà certo pienamente informata”. Lasciò la parrocchia nel mese di maggio 1938 perché in seguito a concorso venne nominato parroco della parrocchia di Cassana in comune di Borghetto di Vara il 26 gennaio 1938, dove rimase sino al 1951 per diventare parroco alle Grazie. L’11 dicembre 1982 don Rezzano moriva a Genova.
Da gennaio ad ottobre 1938 don Angelo Rezzano mantenne comunque la parrocchia di Buto con l’incarico di economo spirituale.
Maggiani Aldo Alfredo
Dal primo novembre 1938 al 15 dicembre 1945 governò la parrocchia il prevosto don Aldo Alfredo Maggiani, di Gaetano. La bolla di nomina del vescovo Giovanni Costantini è del 4 luglio 1938. Don Maggiani nacque alla Spezia il 20 settembre 1911 e fu ordinato sacerdote a Sarzana il 7 marzo 1936. Prima di diventare parroco di Buto fu vicario cooperatore nella Collegiata di S. Maria di Nazaret. Dal 1945 fu parroco di Tellaro e dal 1982 Canonico della Cattedrale di Sarzana fino alla morte avvenuta nel maggio 1983.


Galindo Raffaele
Successivamente e sino al 30 settembre 1946 la parrocchia fu affidata a don Raffaele Galindo, quale economo spirituale. Questo sacerdote nacque a Fezzano il 10 agosto 1914 e fu ordinato presbitero nella Cattedrale di Sarzana il 4 aprile 1942 dal vescovo Giovanni Costantini. Dopo essere stato nominato curato nella parrocchia di Nicola di Ortonovo, dal 1944 divenne parroco di Costola e subito dopo amministratore parrocchiale di Buto e di Montale. Durante la guerra di liberazione fu accusato di prestare aiuto ai partigiani e la sua canonica di Costola fu bruciata. Inseguito dai tedeschi si salvò dalle pallottole gettandosi in un torrente e nascondendosi sotto un ponte. Fu cappellano dei partigiani della formazione di Ricchetto e ne condivise i rischi ed i disagi ricevendo la croce di guerra ed il titolo di Cavaliere al merito della Repubblica. Nel 1950 andò ad Isola di Felettino e dal 1974 entrò a far parte del Capitolo della Cattedrale della Spezia. Don Galindo è deceduto il 18 dicembre 2003 a ottantanove anni.


Foce Ovidio
Sino al primo agosto 1955 fu poi prevosto di Buto don Ovidio Foce, fu Riccardo, nominato con bolla del vescovo Giuseppe Stella del 5 settembre 1946.
Picetti Giovanni
Per i successivi tredici anni fu il prevosto don Giovanni Picetti, figlio di Michele, a governare la parrocchia. Don Picetti fu nominato con bolla vescovile di Giuseppe Stella del 16 agosto 1955. Era nato a Salino il 23 febbraio 1923 ed a Salino fu ordinato presbitero dal vescovo Stella il 30 giugno 1950. Subito nominato Vicario parrocchiale a La Spezia, parrocchia S. Bernardo Abate e successivamente parroco di Buto dove vi rimase sino al 1968, essendo dal 1963 anche Economo spirituale di Costola. Dall’agosto 1968 al maggio 1991 fu parroco di Pugliola. Don Picetti è deceduto il 3 giugno 1992 e riposa nel cimitero di Salino. Nel suo testamento spirituale don Picetti, uomo di grande sensibilità, cita le varie località ove ha amministrato, compresa Buto e ringrazia “tutte le anime che ho incontrato nel mio ministero a cui avrei voluto dare molto di più di quanto ho potuto e saputo, Il Signore ricompensi, aiuti e benedica tutti”.


Perinetti Mario
Dal 14 ottobre 1968 è don Mario Perinetti l’attuale prevosto della parrocchia di Buto. Nato a Brugnato il 16 luglio 1941, figlio di Stefano e di Gilda Gregori, si è laureato in Filosofia - Sociologia e in Scienze Politiche e Teologia ed è stato ordinato sacerdote dal vescovo monsignor Giuseppe Stella nel 1966. Dopo due anni trascorsi alla Spezia quale segretario del vescovo, don Mario è diventato parroco di Buto. Attualmente amministra nove parrocchie, quattro nel comune di Varese Ligure (oltre quella di Buto, anche quelle di Caranza, Costola e Teviggio) e cinque parrocchie nel comune di Rocchetta Vara (quella della stessa Rocchetta e poi Beverone, Garbugliaga, Suvero e Veppo). Inoltre, il nostro parroco è arciprete del Capitolo della Cattedrale di Brugnato e Vicario Foraneo e Zonale. A Buto ha celebrato sinora tredici matrimoni e battezzato otto neonati.


Altri preti
Altri preti nativi di Buto o residenti nel paese sono citati nei registri e negli altri documenti della parrocchia, alcuni rettori di altre parrocchie o sacerdoti senza parrocchia che figurano, ad esempio, quali testimoni in occasione dei battesimi.


Preti ante smembramento
Il primo sacerdote di cui si ha memoria orale è una figura quasi leggendaria, probabilmente vissuto ai primi del seicento, di nome “prè” (prete) Lazzini, che potrebbe aver dato il nome alla località “Cà di Lazzin”. Ancora precedente è prete Pietro di Teviggio che nel 1518 reggeva le parrocchie di Costola, e di Buto, di fatto amministrate da prete Giovanni di Salino, e poi il rettore Giovanni Antonio Ferrari che dal 1563 condusse le due parrocchie. Sempre dalle visite pastorali dei vescovi si ha notizia del reverendo Antonio Scanavino che nel 1640 governava la parrocchia di Buto e quella di Costola.


De Nevi Domenico e Biasotti Antonio
Nei secoli XVIII e XIX era notevole il numero di sacerdoti che risiedevano in Val di Vara. Le famiglie di contadini potevano migliorare la propria condizione sociale attraverso un familiare divenuto prete e, di conseguenza, affrontavano sacrifici per farlo studiare. Solo pochi però riuscivano a diventare parroci, essendo vincitori del concorso indetto dal vescovo e potevano godere del beneficio parrocchiale, conducendo tuttavia, come nel caso della parrocchia di Buto, una vita di povertà e difficoltà, molto simile a quella dei propri parrocchiani. Gli altri dovevano vivere cercando impieghi di vario tipo, come la partecipazione alle feste, alle cerimonie religiose, proponendosi quali cappellani di un oratorio o amministratori provvisori di una parrocchia, o precettori in casa di famiglie benestanti, o in aiuto a parroci anziani, o semplicemente amministrando il patrimonio della propria famiglia. Tutti avevano il problema della vecchiaia, non potendo usufruire di alcuna pensione, e dovevano crearsi un piccolo patrimonio da gestire negli ultimi anni della propria vita.
Tra i documenti emergono, a cavallo dei due secoli, le figure di due sacerdoti, nativi di Buto, a cui non furono affidate parrocchie in amministrazione. Uno di questi, benestante, rimase nella parrocchia di Buto a gestire il patrimonio familiare, mentre l’altro, più povero, fu costretto a girovagare per i paesi vicini alla ricerca di incarichi che gli consentissero di condurre una vita dignitosa. Don Gio Batta Pietronave, nella relazione del 1793, ricorda che a Buto si trovava “un diacono nominato Domenico De Nevi di Francesco”. Nel 1805 lo stesso parroco conferma che a Buto risiede “un sacerdote il cui nome Domenico De Nevi fu Francesco serviente alla Chiesa” e cita un altro prete originario di Buto “Prete Antonio Biassotti di Domenico, abitante in Rio Parrocchia del vescovo di Sarzana”. Nel 1821 aggiunge altri particolari “nella Parrocchia è un solo Prete Domenico De Nevi d’età d’anni 52 d’una sufficiente abilità, però non confessa per non essersi mai sottomesso a subire l’esame per questo peso e sono anni 26 che è ordinato, questo prete è di buona condotta ed esemplare le sue occupazioni sono in attendere i suoi affari, avendovi seco madre, fratello, cognata e serva di buona qualità. Vi è un altro Prete Antonio Biaggiotti d’anni 64 assente, e questo prete saranno anni 40 che è ordinato, ma dopo l’ordinazione non è stato tre mesi alla patria, perché è povero … ha poca scienza ma è sempre stato fornito di buona vita e zelo ecclesiastico, in prima rimaneva nella Parrocchia di Groppo in casa de parrocchiani adempiendo legati di loro, poi in Mattarana facendo il simile e dimorato ancora in quello di Rio servindo una cappella d’un privato, tutti i Paesi da me vicini, e con tutti si è a possesso di buon nome, ora è andato nel cremonese in una Villa detta Martiniano presa la licenza del superiore e sono già 7 ovvero 8 anni che mancha dalla sua patria, e non confessa, essendo questo Prete al Paese le funzioni della Chiesa si farebbero con più decoro”. Il reverendo don Domenico De Nevi, figlio del fu Francesco e della fu Battilana Anna Maria, che nel 1806 era stato inserito tra i primi cento cittadini-contribuenti più importanti di Varese, morì a Buto il 12 gennaio del 1849, all’età di 79 anni, e il funerale fu annotato nel libro dei defunti dal rettore don Taramaschi

 

 

 

  


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